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Eolico offshore, opportunità e incognite

Eolico offshore, opportunità e incognite

CIVITAVECCHIA – «Oggi, con la presentazione di questo corso, non inauguriamo soltanto un percorso formativo. Oggi, Civitavecchia apre una prospettiva, uno sviluppo concreto che altrove ha già trovato realizzazione e che può esserlo anche qui. Abbiamo qui gli investitori, i progettisti, gli accademici e i rappresentanti istituzionali che credono nel futuro di questa città. L’energia eolica offshore non è soltanto una tecnologia: è una prospettiva reale e tangibile di crescita economica e occupazionale».

È quanto sottolineato dal sindaco Marco Piendibene, nel corso della presentazione del corso sull’energia eolica offshore, in un’ottica più ampia di riconversione energetica ed industriale del territorio. Presenti all’aula Pucci anche il commissario dell’Autorità di sistema portuale Raffaele Latrofa, Enrico Carloni dell’ambasciata di Danimarca, Alessandro Corsini, professore ordinario macchine owemes, Livio De Santoli, prorettore alla sostenibilità dell’università La Sapienza e Luigi Severini, progettista Nice Technology. Eppure, dietro l’entusiasmo e la fiducia che hanno accompagnato la presentazione del corso, restano ancora diversi nodi irrisolti.

Il progetto dell’hub per l’eolico offshore, indicato come una svolta industriale per Civitavecchia, attende ancora la valutazione di impatto ambientale. Non meno complesso è il capitolo finanziamenti. Sebbene l’ingegner Severini abbia parlato di un investimento complessivo di 2,5 miliardi di euro, resta ancora da chiarire come e quando le risorse saranno effettivamente rese disponibili e quali saranno i tempi di attuazione. Si parla di un impatto occupazionale importante, sia in fase di realizzazione delle opere che per la manutenzione futura, come spiegato da De Santoli, ma mancano, i dettagli operativi sulla ripartizione dei fondi, sulle garanzie e sugli strumenti di supporto pubblico necessari per assicurare stabilità agli investitori. Altro punto cruciale riguarda le infrastrutture portuali. Le attuali banchine di Civitavecchia non sono ancora attrezzate per ospitare un hub dedicato alla produzione e all’assemblaggio dei componenti per l’eolico offshore, che richiedono spazi, capacità di carico e logistica specifica. «Siamo pronti come Adsp a cogliere tutte le occasioni utili allo sviluppo della città – ha detto – il porto deve essere una risorsa per la collettività e siamo pronti ad aprirci sempre più al territorio e a sostenere progetti di riconversione energetica. Tuttavia, servono progetti esecutivi, valutazioni di impatto ambientale e finanziamenti certi». Parole che, pur nella disponibilità a collaborare, evidenziano la necessità di un percorso chiaro e operativo, in grado di trasformare le prospettive in interventi reali.
Interventi anche di Enrico Carloni, dell’Ambasciata di Danimarca, che ha portato l’esempio virtuoso dei porti di Esbjerg e Odense, simbolo di una transizione energetica già pienamente realizzata, mentre Calogero Burgio, dirigente del Dipartimento Energia della Regione Sicilia, ha invitato alla cautela sui numeri occupazionali. «Civitavecchia, dopo aver dato tanto al Paese in termini di energia e sacrifici ambientali - ha concluso Piendibene - oggi merita di diventare protagonista della transizione verde».

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