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Cine-teatro, ci siamo. «Aprirà a febbraio»

Cine-teatro, ci siamo. «Aprirà a febbraio»

LADISPOLI – “Ciak, si gira”. Forse è la volta buona perché il sindaco, Alessandro Grando, stavolta è sicuro: «Ormai siamo in dirittura d’arrivo: a breve aprirà il cine-teatro». Una promessa come c’erano state tante ma sembra davvero imminente il taglio del nastro di una delle opere pubbliche più attese. Il “Massimo Freccia” era stato chiuso nel 2017 per infiltrazioni e tanti altri problemi. Poi da là la riprogrammazione dei lavori con una nuova amministrazione comunale e il blocco improvviso del cantiere che si è prolungato per oltre 3 anni scatenando le ire dell’opposizione che aveva preteso pure la sospensione del contratto e si era rivolta alla Corte dei Conti. Per il primo cittadino però è acqua passata. «È stata una lunga attesa – prosegue Grando – di questo ne sono consapevole, anzi dico che la vicenda del cine-teatro per me è una spina nel fianco. Però di nuovo c’è che gli interventi edilizi sono stati ultimati e si sta procedendo con l’allestimento dell’atrio e della sala. Gli operai stanno eseguendo delle installazioni. Parlo ad esempio della pavimentazione del palco, della lana di roccia per l’insonorizzazione alle pareti e poi altre rifiniture come le ultime poltrone. A febbraio dovrebbe avvenire l’inaugurazione». La giunta comunale ha da giugno ha applicato anche sanzioni alla società responsabile dei lavori. L’opposizione non molla la presa. «Ad inizio dicembre abbiamo presentato l’ennesima interrogazione al sindaco – interviene Gianfranco Marcucci, consigliere comunale di Ladispoli Attiva - per sapere a che punto fossero i lavori del cine-teatro. Oggi siamo ormai alla farsa. A ottobre ci era stato assicurato che l’apertura sarebbe avvenuta per Natale, al massimo a gennaio. Ora si parla di febbraio, senza ancora nessuna certezza. Parliamo di un bene pubblico affidato a un soggetto privato dal 2019: dopo cinque anni il risultato è sotto gli occhi di tutti ed è semplicemente sconfortante». Altre critiche: «Ritardi continui, promesse sistematicamente disattese e una struttura che resta chiusa, privando la città di un presidio culturale fondamentale. Questo è il fallimento di una gestione e di un modello di affidamento che al momento non ha prodotto nessun beneficio per la comunità», conclude Marcucci.

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