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16 Ottobre 2025 - 03:08
TARQUINIA - Il futuro del territorio non può essere ancora legato al carbone. Tarquinia ne è convinta, tanto che all’ultimo consiglio comunale che si è svolto lo scorso 30 settembre, è stata approvata all’unanimità, con il voto favorevole anche dei gruppi di opposizione di centrodestra, la mozione che esprime la totale contrarietà del Comune di Tarquinia a qualsiasi ipotesi di riaccensione o mantenimento a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord (Tvn) di Civitavecchia. Il consiglio della città etrusca ha detto anche no alla proroga del phase out al 2038 e all’idea di mantenere la centrale come impianto di riserva. «Un atto politico forte, condiviso da tutto il consiglio comunale», sottolineano gli esponenti del Movimento cinque stelle di Tarquinia che chiedono all’Università Agraria di Tarquinia di esprimersi sul tema in maniera altrettanto chiara e decisa. «Un atto che riafferma con chiarezza la difesa del diritto alla salute, alla qualità ambientale e allo sviluppo sostenibile del territorio - dicono i Cinque stelle - contro scelte governative che rischiano di ipotecare il futuro energetico e ambientale di tutta la nostra area».
«Alla luce di questa posizione unitaria del Comune di Tarquinia - incalzano gli esponenti del partito di Giuseppe Conte - ci rivolgiamo al presidente dell’Università Agraria, Alberto Riglietti, affinché l’ente che rappresenta, da sempre vicino al mondo agricolo e alle istanze di tutela ambientale, prenda una posizione chiara e coerente, facendo sentire la voce della più importante istituzione agraria della Tuscia contro ogni proroga del phase out dal carbone e ogni ipotesi di riattivazione della centrale».
«Invitiamo quindi l’ente di via Garibaldi - afferma il gruppo del Movimento cinque stelle - che ha tra i propri scopi statutari la tutela del patrimonio naturale e la promozione dell’agricoltura locale, a non restare silente di fronte a un provvedimento che prolunga di oltre un decennio l’uso del carbone, la fonte fossile più inquinante, e che espone nuovamente Tarquinia e i comuni del comprensorio ai rischi sanitari e ambientali derivanti dall’attività della centrale di Civitavecchia. Tarquinia ha già pagato un prezzo altissimo in termini di inquinamento e salute: il futuro del nostro territorio non può essere ancora legato al carbone».
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