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“Il Codice del Banco Chigi”: storia, misteri e radici dei Monti della Tolfa

“Il Codice del Banco Chigi”: storia, misteri e radici dei Monti della Tolfa

ALLUMIERE - Un incontro con la storia, ma anche con sé stessi. È così che l’autrice Catia Galimberti descrive la genesi del suo libro “Il Codice del Banco Chigi”, che sarà presentato mercoledì 13 novembre alle ore 17 nella suggestiva Sala Nobile del Palazzo Camerale di Allumiere. In apertura dell’incontro ci sarà il saluto del sindaco Luigi Landi; interverrà anche la vicesindaca e assessora alla Pubblica Istruzione Marta Stampella, mentre l’attore Remo Cirilli leggerà alcune parti del ibro. Parteciperanno anche i poeti dell’Associazione Poeti Allumiere e i membri del direttivo della Pro Loco di Allumiere. Parte del ricavato sarà devoluto al Comune di Allumiere per la borsa di studio su ricerca storica locale e scrittura creativa destinata agli studenti di Allumiere. A chiusura dell’evento seguirà una piccola conviviale. Un volume nato “quasi per caso”, come racconta lei stessa, quando un piccolo frammento di allume trovato tra le mani è diventato il simbolo di un viaggio lungo quattro anni, fra ricerche, documenti, leggende e scoperte sorprendenti. «È come se da quell’allume fosse partito un flusso di energia positiva – spiega –. Mi trovavo in un periodo difficile, e la scrittura è stata una cura. Ma più scrivevo, più scoprivo che la storia dell’allume e dei Monti della Tolfa è una storia incredibile, ricca di personaggi straordinari, di misteri, di primati». L’allume, sostanza minerale essenziale per la tintura dei tessuti, era già noto agli Etruschi: una tomba di Tarquinia ha restituito un filo di lana colorata, testimonianza certa del suo uso in epoca antichissima. Da allora, i Monti della Tolfa hanno custodito per secoli un tesoro che avrebbe cambiato il destino dell’Italia centrale. Nel Quattrocento, infatti, grazie a Giovanni da Castro, la scoperta e lo sfruttamento sistematico dell’allume tolfetano divennero fonte di enorme ricchezza per lo Stato Pontificio. I proventi servirono addirittura a finanziare una crociata voluta da papa Pio II e da lì nacque quello che divenne noto come “il tesoro dei papi”. Da queste miniere prende avvio anche la parabola di Agostino Chigi, il grande banchiere e mecenate senese che nel Rinascimento fu definito “il più grande mercante della cristianità”. Con la sua immensa flotta commerciale che collegava Civitavecchia e Porto Ercole, Chigi trasformò l’allume in una delle principali risorse economiche d’Europa. Fu lui a fondare il celebre Banco Chigi, una vera e propria banca ante litteram in cui venivano custoditi segreti, affari e fortune dei potenti. L’autrice rivela come Chigi avesse inventato un sofisticato “codice binario” per cifrare i suoi registri e proteggere l’identità dei suoi clienti: un sistema di sicurezza modernissimo per l’epoca, che dà il titolo al libro. Il Codice del Banco Chigi non è solo un saggio storico. È anche un racconto appassionato di persone, di relazioni e di destini intrecciati. Si parla di Raffaello, grande amico di Agostino Chigi, e della misteriosa “Fornarina”, la donna amata dal pittore, che secondo alcune ipotesi potrebbe essere stata una figlia segreta del banchiere. Si racconta della “divina Imperia”, cortigiana colta e affascinante, e della nobile Margherita Saracini, moglie legittima di Chigi. Attraverso lettere, testimonianze e fonti antiche, l’autrice ricostruisce un mosaico di passioni, intrighi e amicizie che illuminano da vicino la Roma rinascimentale. Tra le scoperte più sorprendenti, emerge la figura di una donna che per tre anni resse le miniere di allume, un fatto eccezionale per l’epoca: «È la prima donna manager della storia – spiega l’autrice – una pioniera che nei Monti della Tolfa seppe guidare uomini e risorse in un periodo di grandi trasformazioni economiche e politiche». Non mancano nel libro episodi di coraggio e ribellione, come quello che l’autrice definisce “il primo sciopero d’Italia”. Nel 1798, durante l’occupazione francese, i minatori si rifiutarono di accettare il pagamento in cedole di carta senza valore e incrociarono le braccia, ottenendo di essere pagati in moneta sonante. Un gesto di dignità e di consapevolezza che anticipa le grandi battaglie operaie dell’Ottocento. La seconda parte del libro, invece, si apre alla narrativa: una fiction storica ambientata tra Tolfa e le antiche “Lumiere del quarto” (oggi Allumiere), dove l’autrice immagina la vita quotidiana del Cinquecento, tra le miniere, le case, i conventi e le strade di un borgo in fermento. Una parte romanzata ma fondata su fonti reali, che dà voce ai personaggi e restituisce l’atmosfera viva e concreta di quel mondo.L’opera non è un trattato accademico, ma un atto d’amore verso la propria terra. «L’ho scritto per curiosità e per passione – racconta l’autrice –. Non volevo che queste storie restassero chiuse in un cassetto. Riscoprire l’allume e le sue vicende è un modo per riconnettersi con le nostre radici, per capire da dove veniamo e quanto abbiamo ereditato». Guardando al presente, l’autrice vede in Allumiere e nei Monti della Tolfa un potenziale ancora inespresso. «Abbiamo avuto la prima donna al governo delle miniere, il primo sciopero moderno, opere ingegneristiche straordinarie. Eppure il territorio non ha ancora espresso tutta la sua forza. Spero che questo libro serva a risvegliare l’orgoglio e la curiosità, a far capire quanto la nostra storia sia preziosa e attuale». “Il Codice del Banco Chigi” è più di un libro: è un ponte tra passato e futuro, un invito alla memoria e alla rinascita culturale. La presentazione del 13 novembre si annuncia come un momento di grande interesse per studiosi, appassionati di storia locale e per chiunque voglia scoprire i segreti di una terra che, tra le sue pietre e le sue cave, custodisce ancora un’anima viva e misteriosa.

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