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Centrale a carbone, futuro sospeso

Centrale a carbone, futuro sospeso

CIVITAVECCHIA – Il tempo scorre veloce e il 31 dicembre, data teorica della fine dell’era del carbone, è ormai a un passo.

A Civitavecchia, come a Brindisi, si vive un’attesa carica di incertezza: tra poche settimane Torrevaldaliga Nord dovrebbe chiudere definitivamente il capitolo decennale della produzione da carbone, come previsto dal Pniec.

Eppure, del decreto che dovrebbe indicare le modalità di uscita e l’eventuale fase transitoria non c’è traccia. Nè di quello che ne potrebbe prolungare l’attività. Il Governo dovrà sciogliere in fretta nodi che incidono su occupazione, investimenti, programmazione industriale e portuale. Le parole del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, pronunciate ieri, sembrano voler rassicurare ma non fugano i dubbi: «Io fino a quando sono ministro non do l’ordine di smantellamento delle centrali a carbone di Brindisi e Civitavecchia. Perché qualsiasi incidente su una pipeline rischia di mettere l’Italia al buio».

Una posizione che tiene insieme sicurezza energetica e obiettivo decarbonizzazione, ma che lascia territori e imprese sospesi in un limbo.

Basta guardare a Brindisi, dove il “Quotidiano di Puglia” racconta giorni frenetici e pieni di interrogativi. Nessun atto ufficiale, nessuna proroga dell’AIA, nessuna decisione su concessioni portuali: la centrale Federico II potrebbe spegnersi senza indicazioni operative, con costi enormi e centinaia di lavoratori tra dubbi e ansie. Una fotografia che Civitavecchia riconosce fin troppo bene.

Intanto, sul fronte locale, i tavoli al Mimit procedono: Invitalia ha già esaminato oltre cinquanta proposte per la riconversione delle aree di Tnv, tre delle quali ritenute immediatamente realizzabili. Si parla di Zls, di ampliamento della zona industriale, di attrazione di nuovi investimenti. Il Comune chiede velocità, la Regione si dice fiduciosa, ma senza commissario – annunciato a breve ed ancora atteso – e senza decreto la programmazione rischia di restare sulla carta. Resta il nodo più importante: cosa accadrà dal 1° gennaio? Riserva fredda? Prolungamento? Spegnimento? Il territorio ha già iniziato a immaginare il dopo-carbone, ma senza una cornice normativa chiara non si può progettare davvero. Perché mentre la politica discute, le imprese attendono, i lavoratori temono, e Civitavecchia guarda all’enorme area industriale che potrebbe diventare opportunità o rimanere una ferita aperta. Il countdown è iniziato. Ora servono decisioni. E servono in fretta.

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