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18 Dicembre 2025 - 15:08
CIVITAVECCHIA – Usb Civitavecchia ha partecipato ieri mattina a Ostia ai lavori del consiglio tematico straordinario convocato dal Municipio Roma X, chiesto da tempo da molte associazioni del territorio per analizzare il progetto per la realizzazione del nuovo porto turistico-crocieristico di Fiumicino-Isola Sacra.
«Un progetto che come organizzazione sindacale contestiamo da tempo e che ci troverà fermamente schierati a sostegno dei comitati locali, della portualità e del concetto stesso di bene comune – spiega Usb – è ormai evidente da tempo che privati e fondi stranieri sono sempre più vicini a mettere le mani su pezzi importantissimi della portualità italiana. Il caso più paradigmatico e sicuramente il più eclatante in questo senso è proprio quello del faraonico progetto presentato a Fiumicino dal colosso americano delle crociere, Royal Caribbean. Un progetto devastante dal punto di vista ambientale e che si sta già muovendo sfacciatamente fuori dal contesto normativo della legge 84/94 – la legge che regolamenta tutta la portualità italiana - proponendosi, di fatto, come il primo porto italiano interamente privato».
Usb ricorda come questo progetto, inizialmente presentato da un altro gruppo industriale, doveva essere dedicato esclusivamente alle imbarcazioni da diporto. «Successivamente, dopo aver rilevato nel 2022 la concessione attraverso la controllata Fiumicino Waterfront, Royal Caribbean ha modificato il progetto originario – hanno ricordato dal sindacato – con l’obiettivo di realizzare un porto dedicato sia al diportismo che al crocierismo. Questo scalo privato pare avere tra l’altro corsie preferenziali all’interno di molti palazzi istituzionali. Il progetto è stato infatti inspiegabilmente inserito nel Decreto Giubileo. Una scelta curiosa visto che l’Anno Santo sta per concludersi e a Fiumicino non risulta sbarcato dal mare neanche mezzo pellegrino. Singolari poi le autorizzazioni arrivate dal Ministero dell’Ambiente e dal Ministero della Cultura i quali, al di là delle prescrizione, hanno sostanzialmente dato il via libera ad un progetto che impatta pesantemente su un’area protetta delicatissima e ricca di biodiversità. La scelta del Governo in questo senso ci sembra dunque chiarissima: in Italia si potranno realizzare porti privati e così facendo si spalancheranno le porte a speculazioni che rischiano anche di rosicchiare, pezzo dopo pezzo, fette importantissime del nostro demanio marittimo».
Porto Fiumicino: Cgil e Filt, preoccupatiDal punto di vista del lavoro secondo Usb è innegabile che, «al di là dei proclami altisonanti di Royal Caribbean, il progetto sarebbe totalmente sganciato dall’azione di programmazione, coordinamento e gestione dei porti ad oggi affidata alle Autorità di Sistema Portuale. Questo porto – aggiungono - entrerebbe quindi subito in diretta competizione con gli scali marittimi che, a partire da Civitavecchia, gestiscono lo stesso traffico da decenni con il rischio che tutto questo generi precarietà e dumping salariale. Inoltre, nessuno riuscirà mai a convincerci che la precarietà estrema che regna oggi nell’ambito dell’indotto crocieristico, dove centinaia di partite IVA pagate due soldi per svolgere estenuanti servizi “Meet & Greet” o impegnate come guide turistiche, rappresenti quel rilancio occupazionale di cui si parla tanto a sproposito in questi mesi. Per tutti questi motivi, come USB Civitavecchia e come parte integrante del Coordinamento Nazionale Porti di USB, dopo ampio ed approfondito confronto con le altre rappresentanze degli scali marittimi di Genova, Livorno, Ancona e Trieste, esprimiamo tutto il nostro sostegno alla lotta dei comitati e delle realtà territoriali di Fiumicino contro questa ennesima grande opera inutile. Inoltre ci assumiamo fin da ora – hanno concluso - l’impegno e la responsabilità di mettere in campo tutte le azioni sindacali utili a bloccare quella che consideriamo essere non soltanto una iattura per il territorio e la cittadinanza di Fiumicino e del decimo Municipio di Roma, ma anche un vero e proprio insulto a tutti i portuali che lavorano oggi nel nostro Paese».
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