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04 Dicembre 2025 - 12:08
CIVITAVECCHIA – Civitavecchia si sveglia con un’esplosione. O forse più di una, a giudicare dai danni prodotti a corso Centocelle, dove il sonno dei residenti è stato interrotto intorno alle 2,40 da un qualcosa che sembrava ormai archiviato. Il fuoco che torna protagonista: due auto bruciate proprio davanti al centro Tim, una Citroen in sosta dalla quale sembrerebbe partito l’incendio e una Lancia Ypsilon, parcheggiata dietro, distrutta dalle fiamme che si sono sviluppate. E poi quel boato che ha spaccato le vetrine esterne dell’orafo e danneggiata la saracinesca, arrivando addirittura a divellere un tombino e a sradicare le piastrelle e il cordolo del marciapiede adiacente. Questa volta nessun innesco, un lavoro pulito, dal momento che i sospetti vanno tutti nella direzione del gesto doloso.
Pochi giorni dopo l’incendio del barber shop di proprietà di un egiziano in via Terme di Traiano, di chiara matrice dolosa, appiccato poco dopo una mega zuffa scoppiata a piazza Leandra tra ragazzi civitavecchiesi ed egiziani, la terza puntata della saga potrebbe essere proprio questa. Due auto date alle fiamme in pieno centro, con gravi pericoli per i residenti della zona. L’allarme è scattato immediatamente e sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco e la Polizia.
Proprio gli agenti del commissariato, tornati a corso Centocelle nelle ore successive, hanno proceduto ai rilievi scientifici, facendo partire le indagini. Al vaglio le telecamere delle abitazioni e delle attività commerciali della zona, quelle del Comune, ancora una volta, non sono pervenute. Uno scenario surreale, in una Civitavecchia che troppo spesso è abituata a guardare il lato sbagliato del problema. «Dobbiamo avere paura?», ha chiesto una donna agli agenti che operavano sul posto, dopo essersi accorta che la terza auto in sosta, la sua, si è salvata miracolosamente dal rogo.
Ed è proprio questo il rischio più grosso, che la paura possa prendere piede tra i cittadini e abbassare notevolmente la percezione di sicurezza. Nei mesi scorsi le forze dell’ordine, coordinate dalla Procura della Repubblica, hanno inferto un duro colpo a un sodalizio criminale dedito allo spaccio, che frequentemente faceva ricorso al fuoco per intimidire e convincere. Un periodo buio che sembrava archiviato, che tuttavia torna alla mente ogni volta che un’auto prende fuoco. Ma questa volta c’è dell’altro e sono sempre meno i cittadini che credono al caso. Episodi isolati di chiara matrice delinquenziale, oppure una vera e propria faida tra almeno due gruppi che si contendono la piazza dello spaccio. In quest’ultimo caso ci sarebbe poco da stare sereni, dal momento che il terreno di scontro si chiama “strada pubblica” e nessuno può garantire l’incolumità delle persone comuni che nulla hanno a che fare con i traffici illeciti.
Auto in fiamme a corso Centocelle.A questo punto servono risposte immediate e certe, in grado di allentare la pressione e ripulire Civitavecchia dalle scorie che la stanno opprimendo pericolosamente. Ma bisogna fare presto, prima del “quarto colpo”, ammesso che i tre di questi giorni davvero siano collegati. Chi sta muovendo i fili dei gruppi malavitosi locali legati alla droga? Quanto è grande l’affare che c’è dietro? Sicuro che il business sia legato solo al territorio di Civitavecchia? Una cosa è certa: la tempestività nel dare una risposta a gesti di questo tipo è inversamente proporzionale alla capacità di azione di determinati gruppi criminali. Meno terreno libero signifa meno spazio per delinquere. La storia di Ostia degli anni scorsi fa riflettere. E indica perfettamente la strada da evitare a ogni costo per rimanere una “città d’incanto”.
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