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04 Settembre 2025 - 00:08
CIVITAVECCHIA – «Quello che sorprende è la spregiudicatezza nei metodi utilizzati per convincere i debitori a pagare: la moglie di un tossico è stata addirittura invitata a prostituirsi, altri hanno dovuto vendere l’auto per coprire un debito di circa 11mila euro». Agghiaccianti le parole del procuratore della Repubblica Alberto Liguori, stupito da come un ragazzino appena ventenne sia riuscito a mettere su un market della droga così consistente. «Nonostante si trovasse in carcere- ha spiegato - è stato capace, attraverso un cellulare, di gestire una vera e propria azienda della droga avvalendosi del vincolo familistico: la collaborazione tra le forze dell’ordine si è rivelata fondamentale: oltre alle dosi, abbiamo sequestrato armi (fucili) e centocinquantamila euro in contanti». Un risultato che gratifica i Carabinieri e la Polizia.
«Lo Stato è presente - ha dichiarato il tenente colonnello Stefano Tosi che comanda il Gruppo Carabinieri di Ostia - forte e capace di dare risposte celeri. Fondamentale il gioco di squadra e il coordinamento della Procura della Repubblica di Civitavecchia». Dello stesso avviso il maggiore Angelo Accardo, al vertice della locale Compagnia CC: «Siamo partiti dagli incendi di auto - ha spiegato - per poi arrivare allo spaccio e alle estorsioni, un lavoro complicato che alla fine ha dato i suoi frutti».
Pedinamenti, controlli serrati nel corso dei mesi e soprattutto intercettazioni per riuscire a chiudere il cerchio. Gli investigatori hanno anche posizionato una telecamera nei pressi di un terreno privato, dalle cui immagini sono riusciti a chiarire il modus operandi della banda che sotterrava droga in abbondanza, pronta per essere ceduta in caso di richieste consistenti da parte degli assuntori.
«La forza intimidatrice permetteva al gruppo di agire in maniera incisiva per ottenere il pagamento dei debiti - ha aggiunto il primo dirigente del commissariato di Civitavecchia Aurelio Metelli - il tutto in un contesto di prepotenza e arroganza».
Meticoloso il lavoro portato avanti dal sostituto procuratore Roberto Savelli, che nelle varie fasi dell’inchiesta non ha trascurato alcun particolare, in maniera da arrivare alla chiusura del cerchio nel giro di pochi mesi.
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