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Festa di Santa Rosa, tra sacro e profano

Festa di Santa Rosa, tra sacro e profano

L’omaggio all’urna di Santa Rosa, la messa solenne officiata dal vescovo al santuario, l’acquisto delle rose di stoffa presso il monastero, la foto scattata alla Macchina posizionata sul sagrato. Sono le tradizioni irrinunciabili dei viterbesi il 4 settembre, giorno della festa dedicata alla Santa. Dalla mattina di ieri un flusso ininterrotto di persone, residenti e visitatori, ha affrontato la salita che conduce al santuario. Dies Natalis protagonista assoluta degli scatti dei cellulari, spesso come sfondo di selfie soprattutto dei non viterbesi.

E dopo aver “ottemperato” all’aspetto spirituale e a quello spettacolare della Macchina, la cui architettura imponente è un bel vedere anche di giorno, la folla è sciamata per le vie del centro invase dalle bancarelle della fiera di Santa Rosa. Dal sacro al profano, tra banchi che propongono merci varie: dall'abbigliamento alla bigiotteria, dagli utensili da cucina alla biancheria per la casa, dai furgoncini di street food ai venditori di palloncini e gadget per bambini, e, imperdibile, il classico cartoccio di frutta secca e semi vari che i viterbesi chiamano genericamente “la fiera”. Una distesa colorata di merci e bancarelle che però, da dopo il Covid, sta subendo purtroppo la stessa sorte dei ghiacciai: ogni anno si assottiglia e si riduce la superficie occupata. Intanto al presente comunque continua a essere un’occasione di richiamo per viterbesi e turisti, venuti ad assistere la sera del 3 al Trasporto, e un’opportunità per vedere folla in giro per il centro città.

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