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«Saldi, vendite insufficienti a garantire liquidità alle aziende»

«Saldi, vendite insufficienti a garantire liquidità alle aziende»

I  saldi non portano l’attesa boccata d’ossigeno alle attività commerciali. È quanto emerge dall’analisi di Confesercenti che si richiama ai dati Istat che evidenziano vendite al dettaglio in calo e consumi delle famiglie fermi. Secondo questi numeri a luglio i volumi complessivi sono scesi dello 0,3% rispetto al mese precedente. La contrazione è stata più pronunciata per il comparto alimentare (-0,9%) ma anche nei beni non alimentari (-0,1%), nonostante il periodo dei saldi. Qui solo l’abbigliamento registra un modesto +1,9% nel confronto annuo, mentre le calzature arretrano ancora (-0,1%).

Analizzando l’andamento dei saldi, Lina Novelli rappresentante della Fismo nazionale e provinciale parla di «una occasione che ha fatto registrare una tendenza costante ma non entusiasmante sulle vendite, di sicuro non sufficiente a garantire la necessaria liquidità delle aziende commerciali che debbono preparasi agli investimenti per l’acquisto delle merci per la nuova stagione autunnale».

Il presidente di Confesercenti provinciale,Vincenzo Peparello, nell’analizzare i dati, conferma le rivendicazioni già registrate in passato, in particolare sui saldi, che stravolti dalle diverse dinamiche, hanno necessità di essere riportate nella temporallità dovuta.

Per quanto riguarda l’andamento delle vendite nella provincia di Viterbo, Peparello segnala un’estate caratterizzata tradizionalmente da elementi di bassa stagione.

A tutto questo si aggiunge poi, un potere di acquisto non più funzionale ai consumi per le famiglie a reddito medio basso e le vendite straordinarie o online, per cui «risulta necessario - dice - rivedere le strategie dei saldi nel settore dell’abbigliamento e calzature per favorire le piccole e medie imprese che emergono svantaggiate rispetto alla grande distribuzione»

Il quadro secondo Confesercenti nazionale conferma una stagnazione della spesa delle famiglie residenti che si protrae da oltre due anni, senza segnali di ripresa.

La flessione delle vendite al dettaglio potrebbe anticipare un rallentamento anche del pil nel terzo trimestre, con il rischio di una recessione tecnica per l’economia italiana.

Per tipologia di esercizio, la contrazione appare più pesante per le piccole superfici di vicinato, penalizzate da consumi in frenata e costi in aumento, mentre la grande distribuzione trattiene clienti con promozioni sempre più aggressive, erodendo spazi al commercio indipendente.

Secondo le stime Confesercenti, nei primi sette mesi dell’anno le piccole superfici hanno registrato una contrazione dello 0,9% in volume, mentre la grande distribuzione ha messo a segno un aumento dello 0,6%.

L’unico segmento in forte espansione rimane quello dei discount alimentari e delle grandi strutture a prevalenza food.

In una fase in cui anche la domanda estera rallenta, secondo Confesercenti, rilanciare i consumi interni deve diventare la priorità delle politiche economiche.

“La prossima legge di bilancio - segnala Confesercenti - deve liberare risorse per il sostegno ai redditi delle famiglie con tagli percepibili: si potrebbe iniziare dalle tredicesime, un intervento che garantirebbe una spinta immediata e significativa ai consumi in un momento cruciale per il nostro mercato interno e per l’intero sistema delle imprese».

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