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La lettera anonima, la mappa e ora anche le ossa: nuovi rilievi per capire se siano di Elena Vergari

La lettera anonima, la mappa e ora anche le ossa: nuovi rilievi per capire se siano di Elena Vergari

LADISPOLI – Le ossa spuntate fuori in un terreno che costeggia i binari della ferrovia sono di Elena Vergari? È quello che si stanno chiedendo tutti in queste ore, soprattutto i familiari, il fratello Paolo e il figlio Daniele. La scoperta sabato quando il cronista di “Chi l’ha visto” le ha rinvenute allertando la Polizia di Stato. In pochi minuti la volante del commissariato di via Vilnius ha raggiunto quest’area alle spalle di via Battisti, comunque il luogo indicato dalla ormai “celebre” lettera anonima, con tanto di indicazione dove fosse seppellito il cadavere, ed è arrivata poi la disposizione da parte della Procura di Civitavecchia di sequestrare il terreno. Sarà compito del medico legale e degli esperti della Scientifica stabilire intanto se siano resti umani o di animali. Nella prima eventualità ovviamente scatterebbero ulteriori analisi, quelli del Dna. Ma ovviamente partirebbero una serie di sopralluoghi per scavare ancora più in profondità. Sono passati 20 anni dalla scomparsa della donna all’epoca 47enne.

IL GIALLO Nel 2017 il caso venne archiviato dalla magistratura. E arrivò in caserma dai carabinieri questa lettera anonima. Vennero svolti dei rilievi ma non emersero impronte e così tutto fu chiuso ancora dopo pochi mesi. Fino a quando è uscita fuori l’esistenza di questo documento e poi anche le ossa. «Naturalmente stiamo vivendo tutti con apprensione questi momenti – parla Antonella, residente in via Cairoli e amica di Elena – sperando ci possa essere la svolta dopo tanti anni di silenzio, soprattutto per i familiari, il fratello, il figlio che posso solo immaginare quanto stiano soffrendo». In pochi nel quartiere avevano creduto all’allontanamento volontario. «Non sarebbe mai salita su quella macchina, non avrebbe mai lasciato il figlio», commenta un’altra persona che vive nella palazzina.

IL FRATELLO «Ritengo che mia sorella Elena – commenta Paolo, il fratello – debba avere la giusta sepoltura. Non vorrei aggiungere altro in questi frangenti così delicati, lascio lavorare le forze dell’ordine». Tanti aspetti non tornano in questa storia. Risalendo a quel 5 giugno di 20 anni fa, le indagini partirono ufficialmente quando il marito, Mauro Volpe, denunciò la scomparsa della moglie. Elena sospettava che l’uomo avesse una storia con un’altra donna, impegno extraconiugale confermato poi da lui stesso agli inquirenti. Sempre secondo quanto raccontato dal marito ai carabinieri, i due avevano trascorso il weekend prima a Bracciano e successivamente in Umbria. Una volta tornati in città - sempre secondo la sua versione - Elena si sarebbe allontanata da via de Begnac salendo a bordo di una Mercedes con targa straniera. Cinque giorni dopo arrivò sul cellulare del figlio un messaggio rassicurante che risultava inviato da una cabina telefonica del quartiere Caere Vetus e non dal suo telefonino: «Sto bene, non mi cercate». Poi altri sms. «Lascio l’Italia per andare all’estero». Elementi insoliti anche perché la donna col figlio aveva un ottimo rapporto e avrebbe potuto anche chiamarlo direttamente o raggiungerlo a casa.

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