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04 Ottobre 2025 - 00:08
«Poste italiane taglierà 25 zone di recapito nella Tuscia, di cui 16 solo a Viterbo. Le ricadute sui lavoratori saranno pesanti e insostenibili». A dirlo sono il segretario regionale Cgil Slc Stefano Cardinali, il segretario generale regionale Uil Poste Stefano Angelini e il segretario provinciale Uil Poste Marco Borgognoni. «II 2 ottobre – spiegano Cardinali, Angelini e Borgognoni – si è svolta una riunione con l'azienda Poste sull'adeguamento dei volumi nei centri di distribuzione di Viterbo, Ronciglione, Civita Castellana e Montefiascone, in vista della prossima partenza delle linee corriere. L'azienda ha illustrato i numeri relativi ai tagli delle zone, 25 in totale, di cui 16 solo a Viterbo, la nuova organizzazione del lavoro, le turnazioni, gli orari dei Ptl e dei corrieri nei singoli centri».
L'informativa aziendale è durata pochi minuti e si é limitata a dati parziali, senza fornire risposte sui reali impatti organizzativi, in particolare sull'aumento dei carichi di lavoro e sulle ricadute per i lavoratori derivanti dall'implementazione del progetto. Questa mancanza di chiarezza ha spinto Slc Cgil e Uil Poste a ribadire, come già fatto in tutte le precedenti riunioni, la propria contrarietà ea non firmare alcun verbale di accordo.
Le preoccupazioni sui centri sono inoltre legate alle carenze già oggi esistenti: mancanza di dpi, scarpe antinfortunistiche, mezzi, palmari e stampanti; carenza di parcheggi per auto aziendali e dei dipendenti; banchine e spazi inadeguati per lo smistamento dei pacchi; mancanza di interventi strutturali di sistemazione dei centri oggetto della riorganizzazione. I sindacati esprimono forte preoccupazione per la perdita di posti di lavoro e per la tenuta del servizio di recapito in tutta la provincia di Viterbo. «Siamo preoccupati – concludono Cardinali, Angelini e Borgognoni – per il personale dei centri. Le ricadute sui lavoratori saranno pesanti e insostenibili. Il recapito ei portalettere sono sotto assedio. Si lavora con carichi di lavoro insostenibili, pagando sulla propria pelle le scelte aziendali. Noi diciamo di no».
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