Cerca

Poletti: «Sì alla nuova provincia Porta d’Italia»

Poletti: «Sì alla nuova provincia Porta d’Italia»

CIVITAVECCHIA – «Porta d’Italia: il territorio dove l’intermodalità diventa un paradigma e non un progetto». Con queste parole il consigliere comunale d’opposizione Paolo Poletti introduce la sua riflessione sul ruolo strategico del litorale nord-occidentale del Lazio, un’area che, a suo giudizio, sta assumendo una nuova fisionomia all’interno dello scenario regionale e nazionale. Negli ultimi anni, afferma, «la trasformazione del Lazio sta ridisegnando il rapporto tra Roma e i territori circostanti» e il corridoio che va da Fiumicino a Civitavecchia, passando per Cerveteri, Ladispoli, Santa Marinella e arrivando fino ai centri collinari di Tolfa e Allumiere, «non è più una periferia della Capitale, ma un territorio con una propria coerenza economica, culturale e infrastrutturale».
Qui convivono porto, aeroporto, ferrovia, autostrade, centri archeologici di rilievo, agricoltura specializzata e un’economia che ruota attorno ai flussi internazionali. Un sistema che, secondo Poletti, non trova la sua identità nella storia o nella geografia, ma nella capacità di far dialogare trasporto marittimo, su gomma, ferro e via aerea: «Il porto di Civitavecchia e l’aeroporto di Fiumicino – principali porte d’accesso del Paese – si trovano in un raggio di quarantacinque minuti. A essi si affiancano la ferrovia ad alta capacità, la rete autostradale e un retroporto naturale in espansione». Una densità infrastrutturale rara, che genera ciò che lui definisce “integrazione funzionale”: nodi diversi, ma un unico sistema. «È l’intermodalità – non una singola infrastruttura – a rendere questo territorio qualcosa di più della somma delle sue parti».
Poletti porta esempi concreti: è intermodalità «quando una merce sbarcata da una nave può salire su un treno AV o su un aereo cargo senza lunghe attese», quando «un container refrigerato passa dal porto alla piattaforma aeroportuale mantenendo temperatura, certificazioni e documentazione digitalizzate», quando «le reti TEN-T trasformano un corridoio locale in un corridoio europeo». Un modello che l’Italia, osserva, non può permettersi di ignorare, se vuole ridurre i costi logistici, alleggerire la congestione stradale, facilitare l’export e garantire tempi certi alle imprese.
Il Mediterraneo, intanto, si muove. «La posizione geografica colloca l’area nel cuore delle nuove rotte agroalimentari», con il green corridor Egitto-Italia in crescita, la direttrice Marocco-Europa rafforzata dall’espansione di Tangeri Med e l’aumento dei transiti dal Mediterraneo orientale. In questo scenario, il binomio Civitavecchia-Fiumicino può diventare, secondo Poletti, il punto di incontro tra produzione, trasporto e mercato grazie alla vicinanza ai bacini agricoli extraeuropei, alla gestione del cargo e del Ro-Ro refrigerato, alle connessioni rapide con l’Europa centrale e alla specializzazione agricola locale.
A questo paradigma, però, si affianca un tema cruciale: la resilienza. «L’intermodalità aumenta efficienza e competitività, ma porta con sé un rischio poco percepito: l’interdipendenza», avverte. In un sistema integrato basta un guasto o un blocco informatico per generare effetti a catena lungo tutta la filiera. Per questo ricorda i tre pilastri normativi europei e nazionali – NIS2, CER e Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica – come fondamento di un polo che deve essere «non solo logistico, ma anche cyber e fisicamente resiliente». Non un tecnicismo, sottolinea, ma una condizione per proteggere la continuità dei flussi e la competitività delle imprese.
Da qui nasce il dibattito su una nuova provincia. «Non riguarda la creazione di un modello economico che non esiste: riguarda il riconoscimento formale di un sistema che già oggi funziona come tale». Il territorio dispone di infrastrutture nazionali, economie interconnesse, vocazioni complementari tra logistica, turismo, agroalimentare e cultura, capacità di attrarre flussi internazionali e una posizione strategica sulla mappa del Mediterraneo. «La domanda non è se serva una nuova entità per fare sviluppo. La domanda è se un sistema così complesso possa operare senza un coordinamento adeguato», specialmente nell’epoca della logistica digitale.
Per Poletti il quadro è chiaro: «Il litorale nord-occidentale del Lazio è oggi uno dei pochi territori italiani dove intermodalità, infrastrutture critiche, patrimonio culturale e agricoltura specializzata non convivono semplicemente: si rafforzano a vicenda». L’Italia soffre una logistica ancora frammentata e costosa e ha bisogno di poli in grado di integrare mare, aria, ferro e gomma. Qui – sostiene – «le condizioni ci sono già. Manca solo un livello adeguato di coordinamento e resilienza».
Il consigliere conclude: «Se si parla di Porta d’Italia è perché questa porta è già aperta. Bisogna solo decidere se lasciarla socchiusa o renderla una via d’accesso stabile al Mediterraneo contemporaneo».

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia di Civitavecchia

Caratteri rimanenti: 400

Edicola digitale