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18 Settembre 2025 - 12:08
CIVITAVECCHIA – Un’eventuale intitolazione di uno spazio cittadino ad Oriana Fallaci, proposta da Fratelli d’Italia, va rimandata alla discussione in commissione Toponomastica. Questo, in sintesi, quanto sottolineato dalla consigliera di Avs Valentina Di Gennaro, delegata alle politiche di genere.
«Questa amministrazione comunale ha deciso, da tempo, di rimandare le decisioni in merito alle intitolazioni alla Commissione Toponomastica, organismo deputato ad approfondire e valutare tali scelte con il rigore e l’attenzione dovuti – ha spiegato – la figura di Oriana Fallaci è complessa. Innegabile è il ruolo che la scrittrice e giornalista ha avuto nel dibattito pubblico italiano, e tra le sue pagine resta traccia anche della battaglia che ha riguardato da vicino le donne italiane: quella per la libertà di scelta, per il diritto all’aborto, nel cuore del movimento femminista che ha cambiato l’Italia degli anni Settanta. “La guerra è un infanticidio rinviato di vent’anni!” diceva infatti, replicando a chi si batteva contro il diritto all'aborto libero, sicuro, garantito, legale in Italia e non alzava la voce, ad esempio, contro la guerra in Vietnam. Una grande presenza, forse una delle più autorevoli abortiste italiane, che rivendicò la centralità della scelta della donna e, solo, della donna. Dobbiamo a donne come lei la possibilità di abortire nel nostro Paese. Una Fallaci capace di tradurre in scrittura la rabbia e la determinazione di migliaia di donne che chiedevano di non essere più invisibili. Accanto a questa memoria, è necessario però interrogarsi sul peso delle sue posizioni successive – ha aggiunto Di Gennaro - la rappresentazione spesso stereotipata di culture altre, la difesa di una presunta superiorità europea in tema di emancipazione femminile, letta oggi alla luce delle nuove critiche dell’antropologia della globalizzazione. Critiche che ci ricordano come i corpi delle donne siano sempre stati – e restino – terreno di trasformazione e conflitto, e come non esista un’unica via all’emancipazione, ma un pluralismo di esperienze, lotte, linguaggi. Cioè il contrario di quello che si afferma, nel testo della mozione presentata, in termini di dibattito sull'antropologia in tempi recenti. La nuova critica all'antropologia della globalizzazione, infatti, pone seri interrogativi, ad esempio, sul corpo delle donne occidentali e di come sia oggetto sempre dello sguardo maschile. Dalla prospettiva transculturale più contemporanea, si vede con chiarezza quanto l'integrità del corpo femminile sia giudicata tale a seconda dell'immaginario di riferimento: il nostro, ipertecnologico, ritiene una brutale prevaricazione solo ciò che accade in contesti dichiarati "arretrati". È doveroso aprire un momento di approfondimento affidando alla Commissione il compito di valutare con attenzione: non solo il merito della proposta, ma anche il significato simbolico che una città trasmette scegliendo quali nomi imprimere sulle proprie strade. Un atto di responsabilità, dunque – ha concluso - che vuole essere anche un’occasione di riflessione collettiva sul rapporto tra memoria, diritti e cittadinanza e cultura femminista».
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