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13 Dicembre 2025 - 12:08
CIVITAVECCHIA – Il 12 febbraio 2022 papa Francesco ha nominato monsignor Gianrico Ruzza vescovo di Porto-Santa Rufina unendo “in persona episcopi” questa diocesi con quella di Civitavecchia - Tarquinia che già era stata affidata a monsignor Ruzza il 18 giugno 2020, dopo le dimissioni per raggiunti limiti d’età del vescovo Luigi Marrucci.
Il 20 novembre Leone XIV rivolgendosi ai vescovi italiani riuniti ad Assisi ha dichiarato che “le sfide dell’evangelizzazione e i cambiamenti degli ultimi decenni, che interessano l’ambito demografico, culturale ed ecclesiale, ci chiedono di non tornare indietro sul tema degli accorpamenti delle diocesi, soprattutto laddove le esigenze dell’annuncio cristiano ci invitano a superare certi confini territoriali e a rendere le nostre identità religiose ed ecclesiali più aperte”.
Vedendo quello che stabilì papa Francesco per le due diocesi e quale è l’orientamento di Leone XIV, si può ben prevedere che le due diocesi, fra le più antiche d’Italia, siano prossimamente unite.
Evento che già accadde duecento anni fa esatti grazie ad un altro Leone papa, il XII della serie. Monsignor Vincenzo Annovazzi nella sua “Storia di Civitavecchia” (1853) ricorda che il futuro papa “aveva fortunatamente ancora per la nostra città parzialissima benevolenza”. Ricorda che quando “ne’ bei giorni di primavera o di autunno il suo spirito presso le marittime spiagge di Palo e di S: Severa mirava da lungi l’antica Centocelle, ne ricordava i suoi vescovi, e su l’attuale stato delle pubbliche cose parevagli fosse essa degna di una sorte migliore”. Il cardinale Annibale della Genga, futuro papa Leone XII, amava cacciare sulle spiagge del nostro litorale, ospite del suo fedele amico Vincenzo Calabrini e della moglie Anna Maria. La promozione di Civitavecchia nuovamente a sede vescovile è da attribuirsi principalmente all’opera loro e al grande amore per la sua città di san Vincenzo Strambi, ascoltato consigliere del pontefice, che morì il 1 gennaio 1824 al Quirinale, offrendo in dono la sua vita in cambio della guarigione da una brutta malattia di Leone XII.
Il papa con bolla del 12 dicembre 1825 reintegrava Civitavecchia del suo titolo vescovile, distaccandola da quella di Viterbo. Carlo Calisse scrisse che “siccome il suo territorio era angusto, e fin quasi alle sue mura giungeva la giurisdizione del vescovo di Porto e Santa Rufina, il quale sebbene cardinale e di alta dignità nel sacro collegio, non aveva nella sua diocesi città alcuna né tempio, ma desolati villaggi e malsane campagne; Leone XII unì colla portuense la rinnovata chiesa di Civitavecchia, in modo che il vescovo dell’una dovesse esserlo anche dell’altra, e con patto che in Civitavecchia dovesse stabilmente aver sede un suffraganeo”. Il primo vescovo suffraganeo fu appunto monsignor Annovazzi, mentre il primo vescovo di Porto che divenne anche titolare della diocesi di Civitavecchia fu il cardinale Bartolomeo Pacca.
Le due diocesi nella bolla leonina erano unite perpetuamente. 200 anni dopo lo stanno avverando.
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