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11 Settembre 2025 - 09:08
Lo diciamo spesso: lo sport civitavecchiese riesce ad arrivare anche nelle latitudini più inesplorate. E, in queste settimane, è arrivato anche in Inghilterra, ai Mondiali di rugby femminili, dove era presente Alessandro Ferri. Dopo i primissimi inizi proprio con Civonline e La Provincia, è poi cresciuto ai tempi della meteora Mecenate Tv, ormai quasi 10 anni fa, dove si era distinto per il suo modo di porsi effervescente e sopra le righe, ma allo stesso tempo competente, dopo aver girato per l’Italia facendo tante esperienze, ha poi trovato la sua dimensione proprio nello sport con cui è cresciuto da piccolo, il rugby, fino ad entrare a far parte dell’ufficio stampa della Fir, dove ha il ruolo di media manager delle nazionali femminili.
Ai Mondiali l’Italia non ha passato il primo turno: preventivabili lo stop con la Francia e il successo sul Brasile, tutto si è deciso nello “spareggio” amaro con il Sudafrica. E proprio in occasione del match con la selecao, Ferri è finito nel “mirino”, prima ringraziato in diretta dal telecronista di RaiSport, Nicola Sangiorgio, e poi catturato dalle immagini mentre abbracciava le giocatrici dopo la larga vittoria. Purtroppo, non è arrivata la qualificazione ai quarti di finale, ma come è stata questa esperienza Mondiale per la Nazionale, anche al di là dei risultati?
«È difficile trasmettere al 100% - dichiara Alessandro Ferri – cosa si prova a cantare l’Inno Nazionale prima di una partita della Coppa del Mondo, o a vivere ogni momento assieme a questo gruppo fantastico. È stata un’esperienza incredibile. Come giocatore non ho mai avuto l’opportunità di vestire la maglia Azzurra, ma poterlo fare come parte dello staff della Nazionale Femminile è uno degli onori, professionali e umani, più grandi che abbia vissuto nella mia vita. Il Mondiale 2025 è un’edizione da record: 400mila biglietti venduti, un seguito senza precedenti e un livello tecnico altissimo: ho avuto la fortuna di viverla da dentro, accanto a delle atlete e insieme a uno staff che in ogni momento trasmettono entusiasmo, consapevolezza e professionalità ad altissimi livelli. Siamo tornati a casa con la consapevolezza di dover continuare a lavorare e con un po’ di delusione per come è andata, ma un carico indelebile di ricordi».
Dal punto di vista personale, come è stato interfacciarsi con un evento che rappresenta uno dei sogni da raggiungere per tutti gli appassionati di rugby?
«A giugno – riprende Ferri – circa due mesi e mezzo prima dell’inizio del Mondiale sono stato a Londra, per un meeting con i colleghi media manager delle altre nazionali. La Coppa del Mondo, e ciò che ruota intorno a questo, permette anche di vedere come i colleghi di paesi in alcuni casi distantissimi sul piano culturale, sportivo e geografico, affrontano le sfide che ci si pongono davanti. Inoltre, ogni istante - buono o meno buono - serve come insegnamento. Certo, forse lo staff dell’Italia, al pari delle altre squadre che disputano il Sei Nazioni, è un po’ più abituato ai protocolli e alle rotazioni di interviste, conferenze e incontri che ci sono in una normale settimana di gara, ma il Mondiale amplifica sempre tutto in termini di copertura e di pressioni da gestire. Su questo, penso che tutti noi abbiamo fatto dei grandi passi avanti, e che sapremo dar frutto a questi nei prossimi anni».
Di che cosa ti occupi all'interno dell'ufficio stampa della Fir? quante esperienze nuove e quanti posti nuovi hai potuto vedere? Quanto è stato bello stare vicino al gruppo e vivere con la squadra il successo sul Brasile?
«Ricopro il ruolo di media manager della Nazionale Femminile Maggiore e delle Nazionali Femminili Under 18 e Under 20 – spiega Ferri – ma il mio è un lavoro che si articola anche fuori dalle competizioni, come per esempio nella pianificazione di eventi che contemplino la presenza delle atlete, o dei membri del nostro staff: shooting per i nostri partner, conferenze, eventi in partnership. Sicuramente non ci si annoia mai. Ho appena iniziato il mio terzo anno in FIR: sono stato due volte in Sudafrica per circa un mese ogni volta, e in trasferta con la Nazionale per il Sei Nazioni in Francia, Irlanda, Galles, Inghilterra, Scozia. Giocando le nostre gare interne in questo torneo allo Stadio Lanfranchi di Parma, e svolgendo quasi tutti i nostri raduni in quella città, posso dire che ormai è quasi una seconda casa! La cosa buona? Non devi mai organizzarti per le feste: per esempio nel 2024 abbiamo giocato con l’Irlanda a Dublino a Pasqua, mentre nel 2025 abbiamo ospitato la Francia il giorno prima della stessa festa, e siamo partiti per la Coppa del Mondo il giorno di Ferragosto. È una grandissima comodità. Vivere in squadra? È come essere costantemente attaccati a un amplificatore: è impossibile non provare un amore viscerale per questo gruppo, specialmente vivendolo da dentro. La vittoria con il Brasile è stata dolce-amara, perché arrivata quando purtroppo ormai non potevamo accedere più ai quarti di finale, ma sono felice di averla vissuta insieme. Ci tengo, in questo senso, a fare i complimenti a tutte le ragazze: da quelle scese in campo a quelle che ogni giorno hanno dato il massimo per preparare le 23 della partita, il loro carattere e la loro determinazione sono un’ispirazione per il mio lavoro quotidiano.
La Nazionale ha delle prospettive di crescita nel prossimo futuro? Stanno crescendo i numeri anche per il rugby femminile?
«Quello della Nazionale è un gruppo che unisce grande esperienza a profili giovani di talento – conclude Alessandro Ferri – il Mondiale ci dà i motivi per continuare a lavorare, ancora di più sotto ogni aspetto, per crescere ancora e per accogliere nuovi appassionati in questa famiglia. Il rugby femminile cresce globalmente a una velocità vertiginosa e sono sicuro che anche l’Italia non sarà da meno. Per quello che riguarda strettamente il mio lavoro, ho notato un grande sviluppo dell’expertise di tutte le atlete dal punto di vista comunicativo e di relazione con gli impegni relativi ai media. Egoisticamente parlando ecco, sarebbe bellissimo vedere una squadra femminile vestire i colori del Civitavecchia Rugby Centumcellae: sarebbe un segno di crescita gigantesco per la società che mi ha cambiato la vita e per tutto il nostro territorio».
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