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11 Ottobre 2025 - 15:08
TARQUINIA - Troppe case senza gente, troppa gente senza case era scritto in uno striscione che non molti anni fa veniva portato per le strade.
Una verità che, fino ad oggi, non è mai stata smentita, anzi riconfermata.
A Tarquinia ci sono parecchie abitazioni vuote e palazzine abbandonate, simboli di un modello di sviluppo insostenibile. Un patrimonio che, se tornasse nuovamente nelle disponibilità della comunità, potrebbe alleviare l’emergenza abitativa in atto e fermare l’insensata corsa alle nuove edificazioni.
Ne è convinto Luigi Caria della Federazione Pci di Viterbo che, dopo il segretario locale Parrino, torna ad invitare il Comune di Tarquinia a «recuperare questi spazi per restituirli alla collettività semplicemente applicando la Costituzione».
«Già ci sono alcuni esempi virtuosi in cui immobili abbandonati sono stati recuperati per uso pubblico, ma sono pochissimi e in contesti diversi - spiega Caria -: a Torino il recupero delle ex aree industriali come Mirafiori, trasformata in un polo culturale e residenziale; a Bologna l’esperienza dei “beni comuni urbani”, dove cittadini e associazioni gestiscono spazi abbandonati per attività sociali. Il Pci propone all’amministrazione comunale di Tarquinia di guardare uno strumento normativo a disposizione di tutti i comuni italiani. Una strada applicabile ovunque è infatti un “regolamento comunale basato su una corretta applicazione dell’articolo 42 della Costituzione Italiana” che recita “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”. Se un immobile abbandonato non svolge più alcuna funzione sociale, può tornare proprietà comune o collettiva mediante l’acquisizione al patrimonio comunale».
«Si tratta di una scelta politica che non deve essere confusa come un atto di esproprio - spiega Caria -Noi del Partito comunista italiano invitiamo questa amministrazione comunale a seguire l’esempio; a prevedere una mappatura dettagliata di quanti e quali edifici sono inutilizzati, per recuperarli e destinarli ad un uso pubblico e sociale, trasformandoli in alloggi popolari, spazi culturali, centri di aggregazione o servizi per la comunità».
«Le indicazioni pratiche da seguire sono la semplificazione normativa, per rendere più snelle le procedure per il recupero degli immobili abbandonati, incentivi fiscali per chi decide di recuperarli e destinarli a uso pubblico, utilizzo di fondi pubblici e Pnrr per finanziare i progetti di riutilizzo. Un punto importante è il coinvolgimento delle comunità. Il recupero degli immobili abbandonati è una grande opportunità per ridurre le disuguaglianze sociali, creare nuove economie e migliorare la qualità della vita, dove i prezzi degli affitti sono sempre più alti, e migliaia di famiglie sono in attesa di una casa popolare. È una situazione che il nostro comune conosce bene. Questa campagna va sostenuta nel suo intento concreto di realizzare città realmente sostenibili e più inclusive. Perché recuperare gli immobili “fantasma” non è solo una questione urbanistica, ma un atto di giustizia sociale che risponde a un’emergenza che la politica continua a ignorare».
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