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22 Settembre 2025 - 21:08
CIVITAVECCHIA – Nonostante l’arresto e la reclusione dietro le sbarre, non sembra essersi fermata l’attività criminale di A.C., il ventenne al vertice della rete di spacciatori smantellata nelle scorse settimane nell’ambito dell’operazione Nerone, condotta in sinergia da Carabinieri e Polizia.
Il giovane, considerato il promotore dell’organizzazione sgominata dal blitz, è detenuto presso la Casa Circondariale di Civitavecchia. Qui, nei giorni scorsi, è stato sorpreso dagli agenti della Polizia penitenziaria in possesso di un telefono cellulare, immediatamente sequestrato. Un rinvenimento che lascia pochi dubbi sulla possibile finalità d’uso dell’apparecchio, ovvero mantenere contatti con l’esterno e proseguire le attività illecite nonostante la detenzione.
Non si tratta di un episodio isolato: già all’inizio dell’anno, dopo il primo arresto, A.C. era riuscito a procurarsi un apparecchio di fortuna all’interno del carcere, continuando a comunicare con l’esterno e a impartire ordini ai suoi sodali.
La scoperta riaccende i riflettori sul fenomeno dell’introduzione di telefoni cellulari nelle strutture detentive, uno strumento che in più occasioni ha consentito a esponenti della criminalità organizzata di mantenere in vita le proprie reti di contatti.
L’episodio, ora al vaglio dell’autorità giudiziaria, rappresenta un’ulteriore conferma della pericolosità del giovane e della solidità della rete che aveva costruito, capace di resistere persino all’arresto del proprio leader.
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