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Barriere architettoniche: una sfida di civiltà

CIVITAVECCHIA – Le barriere architettoniche nella società attuale (e in città) sono più ostacoli fisici o culturali?

Se in questo momento facessimo una passeggiata, quanti ostacoli troveremmo? E sarebbero più ostacoli “inamovibili” come un marciapiede troppo alto, oppure ostacoli “amovibili” come un’auto sulle strisce pedonali o davanti ad una rampa del marciapiedi?

E nel caso in cui proprio in quel momento arrivasse il conducente di quel mezzo e ci vedesse impossibilitati a passare, si scuserebbe o si giustificherebbe con un “eh vabbè, un attimo”?

Non solo scale senza rampe, marciapiedi sconnessi o ascensori mancanti: anche l’indifferenza, la superficialità o il menefreghismo verso gli utenti della strada più deboli sono simboli tangibili di barriere. Culturali prima di tutto.

Le barriere architettoniche limitano spazi, movimento e dignità delle persone con disabilità tanto quanto di mamme e papà con un passeggino, o di qualunque altro cittadino abbia particolari necessità, fino a generare un vero e proprio isolamento sociale.

Spesso purtroppo ci si accorge dell’importanza del problema solo se lo si deve affrontare in prima persona. La legge n.41/86 ha introdotto i P.E.B.A. – piani di eliminazione delle barriere architettoniche, poi integrati L. 104/92 che ne ha esteso l’ambito agli spazi urbani. Non sono soltanto uno strumento di monitoraggio, ma anche di pianificazione e coordinamento. Implicano infatti una previsione del tipo di soluzione da apportare, i relativi costi e le priorità di intervento.

Al di là delle leggi, che disciplinano ad esempio anche le condizioni per l’accessibilità (L.13/89), i requisiti tecnici per l’eliminazione (D.M. 236/89), e le “Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni” (L.67/2006), l’Italia deve ancora colmare il gap con la realtà. I P.E.B.A. spesso restano sulla carta, con stanziamenti carenti ed interventi tardivi.

Le barriere, come si accennava, sono anche culturali: eliminare un gradino o installare un ascensore è utile soltanto se vi è la volontà concreta di includere, progettare e ascoltare.

E Civitavecchia? Nonostante l’adozione da parte della precedente Amministrazione del P.E.B.A. (con delibera di Giunta n. 104/2024) poco pare sia stato “messo in cantiere” in centro come in periferia e anzi, delle difficoltà sono emerse negli ultimi mesi, ad esempio, con l’ascensore fuori uso alla Terrazza Guglielmi o con l’intervento spot per l’accesso alla spiaggia della marina (problema, ad onor del vero, da sempre attuale). Altro luogo da rivoluzionare sotto il profilo dei P.E.B.A. è quello della stazione ferroviaria. Speriamo che i lavori da sempre annunciati e mai iniziati, rivoluzionino davvero – in meglio – l’accesso per migliaia di pendolari e milioni di turisti.

La cittadinanza attiva, le associazioni, i singoli cittadini e gli attori istituzionali, sono fondamentali per trasformare un diritto “sulla carta” in azioni concrete.

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